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Intelligenza Artificiale, creatività e giochi di ruolo

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Ok, l’elefante nella stanza ora è abbastanza ingombrante e ho voglia di dire la mia sull’argomento del momento: Arte Generata con ausilio di Intelligenze Artificiali ma limitandomi unicamente all’impatto che sta avendo sull’ambito del mondo del’editoria ludica…

Alcune premesse:

  • Tendenzialmente accolgo con favore le innovazioni tecnologiche, dove altri vedono problemi io credo di vedere opportunità (poi magari prendo cantonate, il rischio c’è sempre)
  • Sono un dinosauro epoca pre-internet e quindi ho vissuto tutta la trasformazione epocale che il web ha imposto all’ultimo ventennio, e sono state tante e profonde
  • Lavoro da quasi trent’anni nell’ambito della grafica (con sporadiche uscite nell’illustrazione)
  • Ho scritto, prodotto e anche pubblicato giochi di ruolo, quindi ho una esperienza “diversificata”
  • Ciò che scrivo (contorsioni e refusi inclusi) è generato da me e dalla mia limitata Intelligenza Umana

Cercherò quindi di limitarmi all’impatto che le più recenti applicazioni dell’uso dell’Intelligenza Artificiale sta avendo sul mondo artistico (visuale e non solo) legato al nostro hobby.

Qualche link utile

Ma prima un po’ di contesto…

Cos’è l’arte generata da IA?

Semplificando (e banalizzando molto) consiste nella possibilità di far generare immagini di sintesi a un computer semplicemente descrivendo cosa dovrà apparire nell’immagine. E quasi magia? No, è solo progresso tecnologico ma come sapete: se esso è talmente evoluto…

Come funziona, per dummies

La IA esamina centinaia di migliaia di immagini di dominio pubblico e attraverso algoritmi di diffusione… bla bla gergo tecnico a non finire – approssima e simula la realtà scomponendo, mescolando e riaggregando dati traducendoli in immagini che passano dal credibile all’incredibile.

Perché oggi è così rilevante

Stando alla larga da discorsi su etica, significato dell’arte, diritti d’autore e privacy (ma ci ritorno a fine articolo) basti sapere che i primi esperimenti in tal senso e le piattaforme disponibili al pubblico per sperimentare già esistono da qualche anno, Artbreeder permette di settare parametri (luci ombre, presenza di montagne ecc) con cui modificare immagini di partenza per ottenere e simulare stili pittorici e artistici con risultati “più che pregevoli”, il tutto con un’ottica di condivisione comunitaria che diffonde a amplifica il know how (e favorisce il Machine learning). Certo non si gridava al miracolo e gli artisti visuali non si sentivano a rischio di estinzione.

Ma solo recentemente le cose hanno preso un abbrivio sfrenato e i risultati ovviamente stanno imperversando sui social sollevando euforia, stupore e un vespaio di polemiche.

Tavola botanico-anatomica della gioia di vivere
Henry Cavill secondo Alphonse Mucha

Dall-e e MidJourney

Fuori dalla comunità supernerd la  massa di curiosi sta asssitendo al boom causato dall’apertura dell’accesso alla  beta di due piattaforme che oggi (ma domani – letteralmente – chissà) permettono anche a chi non riesce a tenere in mano una matita (o una macchina fotografica) di creare “arte” semplicemente digitando un “prompt”, ovvero una stringa di testo che contiene le informazioni che la IA tradurrà in foto di moda, illustrazioni stile manga, pupazzi di feltro, e qualsiasi cosa che possa venire in mente… sì anche il porno (ma con alcune limitazioni) passando per risultati surreali (ad esempio è possibile generare la foto di un baby gatto – ma pulcino – fatto di feltro o la foto di un enigmatico Furry Daddy Banana!

  • Dall-è si pilota da browser è sembra (sempre a oggi) più votato alla creazione di immagini fotografiche ma offre un paio di strumenti con potenzialità molto interessanti (anche implementate mentre scrivevo questo articolo – a riprova del fatto che qui le cose vanno molto velocemente).
  • MidJourney si pilota invece da un server Discord e oggi come oggi sta rubando l’attenzione di molti novelli “prompt designer” che dispongono di strumenti di sintassi così sofisticati da far generare immagini che a un illustratore provetto (e tra poco anche a un fotografo) richiederebbero ore o giorni di lavoro (senza contare esperienza, equipaggiamento e abilità esecutiva).

Il costo di tutto ciò

Dopo una prima ubriacatura in gran parte permessa dal periodo di prova  tutto gratis tanto siete pochi e i server reggono ora entrambe le piattaforme richiedono un costo di utilizzo (in genere a pacchetto) ma tutto sommato modesto a fronte del “potenziale” creativo (ed esecutivo) virtualmente infinito, se poi aggiungiamo che nell’arco di poche settimane i sistemi stanno crescendo esponenzialmente nella parte di Machine learning e stanno incorporando nuovi algoritmi sempre più sofisticati è difficile prevedere cosa succederà (ma qualcosa di grosso succederà) da qui a 5 anni.

Volta abbandonata con lo stile di un famoso fotografo?
Pulcigatto fatto di feltro. Puccerrimo

Si ma i giochi di ruolo cosa centrano?

Dopo questa imprecisa e lacunosa introduzione cerco di approcciare la questione che però è talmente gelatinosa e fluida da rendere quello che scrivo oggi probabilmente poco rilevante tra un mese (o anche prima).

Ma ci provo lo stesso.

Editoria GdR (un parziale dietro le quinte)

Qui calpesto terreno minato, qualcuno si sentirà preso in causa ma assicuro che quello che scrivo serve solo a dare contesto e “spiegare” alcune logiche editoriali e – nella mia presunzione – la correlazione ai recenti sviluppi in campo IA.

Anche qui semplificando e banalizzando possiamo dividere l’editoria dei Giochi di Ruolo in due parti, una manciata scarsa di editori forti che per pubblicare un titolo affrontano spese proporzionate alle risorse coinvolte (quelli per intenderci che pagano autori, editing, impaginazione, illustrazione ecc entro accettabili range di tariffe) e una miriade di micro/piccoli editori (a volte one-man band) che invece non hanno le risorse economiche standard e che eroicamente si barcamenano, coinvolgendo amici, parenti e collaboratori pro-bono per sopperire alle skill di cui non dispongono di prima mano. In questi casi di soldi non se ne vedono quasi e in genere la qualità complessiva del prodotto finale purtroppo ne risente un po’.

Lavoro nel settore grafico editoriale (anche ludico) da un pezzo e mi è facile fare i conti in tasca a buona parte dei progetti che vedo, ma ai fini dell’articolo cerco di dare contesto, e come ho anticipato non esprimo giudizi, ci sono un sacco di casi in cui anche un micro editore produce cose decorose senza per quello vivere di favori e di visibilità.

Quindi, anche se “dopodomani” l’arte visuale generata da IA impatterà sulle logiche editoriali dei “grandi”, invero dove farà la vera differenza “stasera” è proprio per i micro editori.

Ma come funziona questa parte di processo editoriale?

Quando si tratta di commissionare arte per un gioco in genere esiste l’Art Director che è il responsabile della “visione stilistica” del progetto, un buon AD è in grado di selezionare gli artisti più “calzanti” per una pubblicazione o un’intera linea, e commissiona loro le immagini fornendo quello che adesso in epoca IA è il “prompt” ovvero una descrizione più o meno dettagliata dei suoi desiderata (Thor combatte Fenrir mentre sullo sfondo Asgard festeggia la fine del mondo con balli e ghirlande).

All’artista è lasciato il compito di tradurre questa sceneggiatura secondo il suo stile in un capolavoro visuale.

Tariffe e costi

A titolo di esempio la tariffa per arte commerciale per una pagina intera a colori mediamente complessa può facilmente variare da 500 a 1500 euro, a scendere in base alla dimensione, alla complessità del soggetto, se è in Bianco e Nero ecc). Naturalmente c’è editore ed editore, e prodotto e prodotto. Lo stesso illustratore che prende la cifra X per disegnare una mezza pagina a colori per un volume di D&D con *circa* lo stesso sforzo potrebbe essere pagato x5 o x10 volte per una carta di Magic (stesso editore prodotti con potenzialità di mercato ben diverse).

Se analizzate un manuale post-2000 (quando l’editoria ludica è passata quasi interamente al colore), potete fare due calcoli su quanto “in teoria” sia costoso far illustrare il tipico tomo da 250 pagine…

Dico “in teoria” perché oltre alle considerazioni di cui sopra in tempi recenti (grazie anche al mercato globale internet) le cose sono cambiate:

  • Gli AD oggi possono accedere a database di talenti e talentuosi di tutto il mondo (Deviant art, Art Station… o solo il web in generale) che esprimono una gamma stilistica impareggiabile e che talvolta, vivendo in paesi economicamente più deboli, costano una frazione.
    Bravo uguale, costa di meno, piatto ricco mi ci ficco.
  • L’avvento della concept art che nasce come insieme di tecniche per previsualizzare graficamente “cose che ancora non esistono” e che grazie all’utilizzo del computer hanno reso veloce la fase di prototipazione di processi creativi più complessi (nell’animazione, nel cinema ecc). La concept art in genere splende “nel dare la sensazione di” senza perdere tempo nel dettagliare troppo, incarico tipico di un concept artist è quello di abbozzare una trentina di spade per il nuovo film del Signore degli Anelli anche se poi solo una manciata dei suoi sketch verranno (forse) tradotti in oggetti scenici. Stesso discorso per fondali, costumi ecc…
    Fin qui tutto molto ok, solo che una volta che la concept art finisce nel libero mercato globale arriva la concorrenza, che porta a una crescita quantitativa e qualitativa dell’offerta ma anche alla percezione che la sola concept art basti per sostituire l’illustrazione classica (e con tariffe più basse).Tagliando corto, la concept art propriamente detta si concentra nel fornire efficacemente e in tempi brevi atmosfere e suggestioni, l’illustrazione racconta storie visuali.

Va da sé che così il micro editore (che è anche AD) a parità di budget ha la possibilità di avere molta concept art di buona/ottima qualità mentre prima doveva accontentarsi di pochi disegni.

Ma… Beggars can’t be choosers e mentre un AD che commissiona una tavola a un illustratore può diventare davvero pignolo finché l’artista non incontra la sua visione, un Non-AD con prezzi al ribasso si becca quello che si becca, e se non acquista tavole già fatte si deve accontentare di quello che il concept-artist realisticamente può eseguire per  pochi spicci.

Da un altro punto di vista c’è da dire che un AD (degno del titolo) non si improvvisa, per cui i Non-AD nemmeno si accorgono del corto circuito in cui si trovano, ma anche se ne sono consapevoli non possono farci molto (vedi scarse risorse), se poi ci mettiamo anche il fatto che spesso il mercato di riferimento… ehm… non è così sofisticato e si fa bastare quello che passa il convento (che comunque non è sempre malaccio), il quadro è presto concluso.

Daddy Banana è Furryoso?
Ai limiti dell’osé questa dozella un po’ goth e un po’ lito… 
Artigianato alieno ma classico
Serve una mappa?

Ok, ma vieni al dunque?

La tiro per le lunghe ma come dicevo il tema è supercomplesso. L’ingresso di strumenti come Midjourney e Dall-e cambia il paradigma perché lo sforzo richiesto per diventare efficienti “prompt designer” non richiede anni alle prese  con i pennelli di Photoshop o un diploma d’arte, l’uso di questi generatori ha un costo contenuto e un AD può generare immagini di qualità mostruosa al prezzo delle noccioline.

Ciò prevedibilmente porterà nei prossimi mesi alla creazione di progetti ludici che saranno in buon aparte affidati alla IA e che,  produttivamente parlando,  sarebbero stati impensabili senza.

Dal mio punto di vista questa è un’incredibile opportunità in grado di risolvere uno dei problemi dei micro editori lasciando loro potenzialmente più risorse per risolvere tutti gli altri problemi tipici (layout, traduzioni indecenti, revisioni lacunose…).

Qualche ma…

Anche il più entusiasta però non può fa a meno di soppesare i contro…

  • L’illusione dell’ennesimo strumento “che fa tutto lui” convincerà anche chi non ha un minimo di consapevolezza a lanciarsi sul mercato contribuendo ad accrescere il fisiologico “rumore di fondo” di progetti editoriali che durano un prodotto e poi “blip!” fuori dai radar.
  • Scoprirsi Prompt designer non ha necessariamente garantisce occhio compositivo e gusto estetico. Proprio perché non ha tipicamente un background artistico il nuovo Prompt designer rischierà di perdere di vista “ciò che gli serve ed è utile al progetto” adeguando invece le sue esigenze (editoriali) a ciò che mamma IA offre. E se il Prompt Designer è anche l’AD, nonché l’editore (che deve far quadrare i conti) e magari anche l’autore stesso del gioco, c’è il rischio concreto di avere gioielli visivi ma, parafrasando la musa Elettra Lamborghini: “…e tutto il resto scompare”.

Spingendo lo sguardo un po’ più in là, visto il progresso vertiginoso a cui assistiamo oggi è difficile non immaginare che tra pochi anni si passerà da prompt strampalati a interfacce più user-friendly e funzioni evolute che permetteranno a un “IA artist” di controllare la composizione e quindi gestire lo storytelling più profondo che a oggi manca alle pur pregevoli realizzazioni dei sistemi IA (anche se su questo aspetto Dall-e potrebbe essere il primo a sorprendere).

Se poi consideriamo che anche Google con il suo Imagen sta per entrare in campo (con risorse mostruose) ne vedremo delle belle.

Zangief in 3D, non 3D
La solita elfa maga…

Appendice: polemiche, censura e fine del mondo (artistico)

Chiaramente tutto il comparto applicazioni di IA sta ponendo interrogativi non secondari.

Troppo vero per essere finto

La creazione di contenuti fotografici iperreali che possono mostrare contenuti violenti o sessuali del “genere umano nella sua interezza” (grandi e piccini) è argomento spinoso e per questo motivo Midjourney e Dall-e sono programmati in modo da impedire la generazione di immagini fotorealistiche NSFW creando distorsioni o impedendo addirittura il rendering dell’immagine. Stesso scrupolo ha Imagen di Google (che non è ancora in open beta proprio per stabilire le linee guida di condotta). Ma in questi giorni stanno uscendo prototipi che permettono di far girare generatori di arte IA sul proprio computer di casa (scheda video adeguata permettendo) e lì i limiti etici potrebbero farsi meno netti.

L’artista è alla frutta

Da un altro punto di vista ci sono carriere artistiche che verranno inevitabilmente trasformate, questo sarà un’opportunità per molti ma anche una sciagura per tanti altri e nuove carriere nasceranno. Poi, visto che il valore percepito dal pubblico il più delle volte non si basa sullo sforzo dell’artista ma sul risultato finale, passato l’effetto novità della IA art per se, dopo sarà pressoché irrilevante se un’immagine sarà generata da un prompt, proprio come è successo per la computer art, oggi disegnare al PC non fa più notizia.

Spoiler ci aspetta un bel periodo di “sanguinosa” transizione.

Copia che ti copio

La creazione di immagini IA si basa su modelli visivi esistenti analizzati, scomposti e ricomposti, ergo il computer non “crea” nulla ma fa un collage di elementi e di stili.

Passi se simula Van Gogh per disegnare il ferro da stiro-gatto, ma se simula lo stile di illustratori e fotografi viventi è un altro paio di maniche… interessando le leggi sul diritto d’autore che già sono complicate da sole.

E non solo disegni

L’impiego della IA è pervasiva e – nelle arti – coinvolge anche l’ambito della scrittura e della musica, anche lì si stanno facendo passi da gigante e presto un generatore di testi e musiche basato su prompt irromperà sulla scena (Spoiler: già esiste).

E voi che ne pensate?

Se non avete un’opinione potete sempre farvela suggerire da Google!

E fattelo ‘sto boardgame
Spoiler di un prossimo progetto favoloso…

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